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Redazione M3V
Autunno 2018, la grande piena del Piave
La sciroccata di fine ottobre 2018 verrà ricordata come uno tra i peggiori disastri naturali che abbiano mai colpito il Triveneto vista la natura eccezionale dei venti e degli accumuli pluviometrici che localmente hanno superato quelli di inizio novembre 1966 (la famigerata sciroccata del secolo). Grazie al deficit pluviometrico pregresso, alle manovre idrauliche volte a limare il colmo di piena, ai lavori di rinforzo degli argini e forse ad un cambiamento dell'assetto ambientale dell'alveo, la piena del Piave non ha rotto gli argini e non si è così ripetuta la catastrofe del 1966 nel Veneziano Orientale. Detto questo, l'impatto sugli ecosistemi ripariali è stato rilevante: nel tratto di Pederobba ad esempio un'intera oasi naturalistica è stata allagata e la stessa sorte è toccata ad una grossa porzione del Vincheto di Celarda (Feltre), dove miracolosamente la zona in cui vengono tenuti gli animali selvatici per i ripopolamenti si è salvata per pochi centimetri. In ogni caso questi ambienti sono soggetti ciclicamente ad inondazioni e confido nel fatto che tutto possa tornare molto presto alla normalità. Inizio con qualche foto della piena a Pederobba nel pomeriggio di domenica 28 ottobre (l'inizio della prima piena):
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Questa era la situazione poche ore dopo il transito del colmo di piena del 30 ottobre a Covolo di Pederobba e a Segusino:
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Qui provo a fare dei confronti tra foto scattate prima (settembre 2018) e dopo (novembre 2018) la grande piena nell'oasi "garzaia" (o "città degli aironi") di Pederobba. Alcune foto non sono state scattate esattamente negli stessi punti, ma rendono l'idea degli effetti dell'ondata.
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Vien paura a guardare la furia delle acqua in certe foto
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